IRISH FILM FESTA 2019 | Cortometraggi documentari

Quest’anno per la prima volta il concorso cortometraggi di IRISH FILM FESTA prevede una sezione dedicata ai documentari con cinque titoli (più due sperimentali fuori concorso, ne parliamo qui), molto diversi per linguaggio e temi affrontati:

Inhale di Seán Mullan (miglior corto documentario al Galway Film Fleadh 2018), Mother & Baby di Mia Mullarkey, Pigeons of Discontent di Paddy Cahill (il suo Seán Hillen, Merging Views era all’IFF 2017), Recovery di Síofra Quinn Gates e The Swimmer di Thomas Beug.

Ne abbiamo parlato con gli autori.

Inhale di Seán Mullan

In Inhale ascoltiamo la storia di un uomo che ha subìto dei lutti e lenisce il proprio dolore attraverso il legame con gli animali: «Jim, il protagonista, è mio zio», rivela il regista Seán Mullan.

«Siamo sempre stati molto legati ma da bambino ho fatto esperienza di ciò che gli accadeva in maniera indiretta, così quando ho iniziato a sviluppare il film mi sono reso conto che nel suo passato c’erano i miei stessi ricordi vissuti da un altro punto di vista.

Sono partito proprio da qui per dare forma cinematografica al racconto di Jim, perché anche il cinema permette di condividere esperienze; ho lavorato su questo aspetto in modo intuitivo, quasi tattile, concentrandomi sulla fisicità del corpo di Jim, della sua terra e dei suoi cavalli.

Ho cercato di comporre inquadrature che mostrassero un equilibrio tra forza e fragilità, e facessero percepire la pressione dello scorrere del tempo, che è pesante ma anche volatile».

Mother & Baby di Mia Mullarkey

«Un modo efficace per rappresentare cinematograficamente un’esperienza traumatica è creare un contrappunto» – spiega Mia Mullarkey riguardo al suo lavoro su Mother & Baby, che indaga sui crimini commessi negli istituti irlandesi in cui, per decenni, sono stati tenuti prigionieri i bambini “illegittimi” e le loro madri.

«Nel film vediamo quindi diverse scene di vita quotidiana girate nelle case dei nostri protagonisti, in compagnia dei loro parenti e animali domestici, a cui si sovrappongono le voci fuori campo che ricordano gli orrori vissuti negli anni dell’infanzia. Per trasportare gli spettatori indietro nel tempo abbiamo filmato gli interni in rovina di un vecchio ospedale psichiatrico abbandonato che, per struttura e epoca di costruzione, ricorda molto da vicino le Mother & Baby Homes.

Ascoltiamo anche la registrazione della testimonianza di una donna che vide gli orrori dell’istituto di Tuam: le sue parole, pronunciate con quel bellissimo accento, contribuiscono ulteriormente a immergere gli spettatori nei dolorosi racconti dei sopravvissuti».

Pigeons of Discontent di Paddy Cahill

«Il film nasce da un articolo del Dublin Inquirer, un giornale locale», racconta Paddy Cahill, che in Pigeons of Discontent osserva con sguardo originale e ironico l’invasione del quartiere dublinese di Stoneybatter da parte dei piccioni.

«Passando da quelle parti avevo notato la presenza dei piccioni ma mi fece ridere apprendere come la gente ne fosse davvero infastidita! A me piaceva vederli svolazzare. Così ho pensato che sarebbe stato interessante realizzare il ritratto cinematografico di un quartiere in fase di cambiamento, usando come tramite proprio i piccioni.

I primi giorni di riprese giravo per Stoneybatter con un microfono e chiedevo alle persone di parlarmi dei piccioni, mentre in un secondo momento ho filmato i piccioni stessi. Secondo me sono uccelli molto belli, se fossero una specie rara li guarderemmo con ammirazione e meraviglia. Sembravano anche a loro agio di fronte alla macchina da presa.

Soprattutto, volevo girare un corto divertente, mostrando il contrasto tra questi piccioni che fanno semplicemente i piccioni e la gente che parla di loro come se fossero un esercito di invasori».

Recovery di Síofra Quinn Gates

«Abbiamo proceduto per tentativi, la sequenza d’apertura inizialmente era stata pensata in maniera molto diversa»: Recovery porta sullo schermo le testimonianze di donne che hanno subìto violenza sessuale, rielaborandole attraverso immagini evocative e drammatizzazioni, e la regista Síofra Quinn Gates ce ne racconta il processo creativo.

«Dal momento che alla base del film c’erano storie reali, per contrasto abbiamo voluto mostrare sullo schermo solo immagini di oggetti comuni e scene recitate da interpreti, cercando poi di capire, al montaggio, quali potessero affiancare meglio le parole coraggiose delle vere protagoniste».

The Swimmer di Thomas Beug

Un documentario dedicato «alla bellezza e alla poesia della passione» di Stephen Redmond, il nuotatore di West Cork che per primo ha completato la maratona Oceans Seven.

The Swimmer, spiega il regista Thomas Beug, «scava nella psiche solitaria di un atleta che trascorre tanto tempo immerso nel mondo acquatico» e racconta non solo la sua storia ma anche quella «delle persone che ama e di quelle che ha perduto». Girato sul Lough Hyne, lago marino della zona di West Cork, The Swimmer fa suoi i versi del poeta Derek Mahon: “today you swirl and spin / in sea water as if, / creatures of salt and slime / and naked under the sun, / life were a waking dream / and this the only life” (A Swim in Co. Wicklow).

Le proiezioni dei cortometraggi:

Giovedì 28 marzo, ore 17.00 – Sala Deluxe
Venerdì 29 marzo, ore 18.30 – Sala Kodak

[PROGRAMMA COMPLETO]