Tre domande a… Cashell Horgan, regista di The Clockmaker’s Dream

The Clockmaker's Dream - Intervista al regista Cashell Horgan - Irish Film Festa

 
Cashell Horgan è il regista di The Clockmaker’s Dream, il cortometraggio fantasy in concorso alla decima edizione di Irish Film Festa (dal 30 marzo al 2 aprile alla Casa del Cinema di Roma).

In un mondo di automi, un fabbricante di orologi cerca di costruire la donna perfetta e darle il posto della moglie che ha perduto, ma è più difficile di quanto potesse immaginare. L’uomo deve trovare una soluzione prima che il tempo a sua disposizione finisca e il proprio mondo si fermi per sempre…

 

Le sconografie e i costumi di The Clockmaker’s Dream sono molto particolari: avete guardato a dei modelli di riferimento?

Abbiamo fatto lunghe ricerche preliminari: i personaggi ricordano persone reali, persone che potrebbero essere gli abitanti di una piccola città, ma sono anche figure di fantasia, più simili a giocattoli d’epoca.

Abbiamo osservato giocattoli di latta, bambole e costumi dell’800, ma anche maschere tradizionali del Nord Europa e fotografie di costumi di Halloween fatti in casa tra gli anni 20 e 50. L’ambientazione doveva avere un tono classico, per adattarsi alle creazioni del Clockmaker, ma anche un tocco moderno, come se quegli elementi fossero lì da secoli.

Le maschere di cartapesta hanno una qualità antica, da oggetto fatto a mano, e sono state realizzate dalla burattinaia irlandese Emma Fisher in collaborazione con alcuni studenti d’arte di Limerick. Dietro ai costumi c’è invece la stilista Tatsiana Coquerel, anche lei di Limerick: il lavoro di Tatsiana si ispira all’estetica delle bambole, quindi per noi era perfetto. Anche per quanto riguarda le scenografie, abbiamo voluto suggerire un’ambientazione ottocentesca, un mondo magico à la Jules Verne.

Per immaginare la maschera del Clockmaker ho fatto riferimento al personaggio di Man of la Mancha character, e poi, dalla creta, il designer Kamil Krawczak (della Order 66 Creatures and Effects) l’ha resa reale. Tutti i collaboratori hanno rielaborato le mie idee iniziali e i miei suggerimenti attraverso la loro personale espressione artistica.

 

Dov’è stato girato il cortometraggio?

A Limerick e al Bunratty Folk Park, un parco per turisti che ricalca la struttura di un’antica città irlandese. Gli edifici presenti nel parco sono stati trasportati lì mattone per mattone e poi riassemblati. L’arredamento e gli accessori risalgono al primo 900, quindi adattissimi per il nostro progetto. Ger Wallace e John Mac Donnacha, che si sono occupati dell’allestimento, hanno affrontato un bel po’ di problemi per spostare gli oggetti più antichi da un set all’altro. Procurarci gli orologi è stata la cosa più difficile, soprattutto considerando il budget ridotto.

 

Il corto ha due protagonisti: il Clockmaker mascherato Joe Mullins recita solo con gli occhi e il corpo, mentre il narratore Jared Harris usa solo la voce. Come li hai scelti per interpretare i rispettivi ruoli?

Per il ruolo del Clockmaker c’era bisogno di un attore che avesse alle spalle una certa esperienza di vita. Ho preso in considerazione vari attori, tutti molto bravi, ma nessuno corrispondeva davvero alla mia visione. Joe Mullins è arrivato per una delle ultime sessioni di prova, a ridosso dell’inizio delle riprese, e mi è bastato vederlo indossare la maschera e recitare una scena per capire che era lui: la sua presenza fisica, l’interpretazione data al personaggio e l’espressività dei suoi occhi mi hanno convinto. Joe ha dato vita al Clockmaker, lo ha fatto completamente suo portando sullo schermo elementi propri della mimica e della recitazione teatrale. In lui ho visto la giusta misura nei movimenti, e il giusto spettro di emozioni negli occhi, che avrebbero reso il Clockmaker un personaggio credibile. Joe indossava sempre la maschera sul set, bevendo attraverso una cannuccia e mangiando salatini tra una ripresa e l’altra. Uno degli attori più pazienti e cortesi che si possano desiderare, un vero professionista.

Ammiro molto Jared Harris come attore, credo che la sua interpretazione del professor Moriarty in Sherlock Holmes – Gioco di ombre sia una vera perla, oltre che la migliore tra tutti gli adattamenti cinematografici di Sherlock Holmes, e si è dimostrato altrettanto versatile e travolgente come voce di Lord Portley nel film d’animazione Boxtrolls. The Clockmaker’s Dream è una fiaba anticonvenzionale, c’era bisogno di una voce che potesse esprimerne le suggestioni da fratelli Grimm ma anche il sottotesto umoristico. In occasione di una proiezione al Richard Harris Film Festival, abbiamo incontrato Jared che curava gli incontri col pubblico, e gli ho chiesto semplicemente se fosse interessato a diventare la voce narrante del mio corto. Per fortuna ha accettato e la settimana successiva, nello studio di registrazione, mi ha mostrato una straordinaria gamma di stili interpretativi e narrativi, e in più mi ha fatto ridere, dando così al film quel qualcosa in più.

Spero di lavorare ancora in futuro con questi due attori straordinari e con tutto il cast che ha preso parte al film. Devo ringraziare l’impegno e la dedizione dei miei collaboratori se sono riuscito a portare a termine delle riprese così complesse.