Hard Rock Cafe porta il sapore d’Irlanda all’Irish Film Festa con il burger alla Guinness

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IRISHFILMFESTA ti invita a gustare il Guinness & Jameson Bacon Cheeseburger all’Hard Rock Cafe Roma.

 

Tradizione culinaria e cinema: con il Guinness & Jameson Bacon Cheeseburger abbinato alla Guinness stout si rinnova per il terzo anno consecutivo la partnership tra Hard Rock Cafe e IRISHFILMFESTA.

Fino al 30 aprile 2016, presentando l’apposito voucher all’accoglienza dell’Hard Rock Cafe Roma e con l’acquisto di un Guinness & Jameson Bacon Cheeseburger (€ 16.95) avrete diritto ad un omaggio esclusivo targato Hard Rock Cafe, una Hard Rock Travel Bag in edizione limitata.

 

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Tutti i film di Irish Film Festa 2016

IFF9_basser_FB-01 IRISHFILMFESTA torna a Roma dal 7 al 10 aprile 2016: il festival dedicato al cinema irlandese giunge quest’anno alla nona edizione e si terrà come di consueto alla Casa del Cinema con proiezioni di film in anteprima italiana e incontri quotidiani con registi e attori.

La sezione concorso nata nel 2010 e riservata ai cortometraggi proporrà quindici opere, delle quali dieci in live action e cinque d’animazione.

Tra i lungometraggi, quasi tutti in prima visione italiana, il vincitore del premio come migliore opera prima al Galway Film Fleadh 2015, presentato in anteprima mondiale alla Berlinale 2015: You’re Ugly Too di Mark Noonan, con Aidan Gillen (Game of Thrones, Love/Hate) e Lauren Kinsella. Will, uscito di prigione, deve prendersi cura della nipotina Stacey che ha appena perso la madre. I due cercheranno, tra grandi difficoltà, di diventare una famiglia.

Gli spettatori di IRISHFILMFESTA vedranno poi The Survivalist di Stephen Fingleton con Martin McCann, Mia Goth e Olwen Fouéré, anche questo un esordio presentato al Fleadh 2015: un thriller d’ambientazione post-apocalittica già premiato dai British Independent Film Awards e dal Tribeca Film Festival, candidato ai BAFTA e agli IFTA.

The Survivalist
The Survivalist

Dall’edizione 2014 del Galway Film Fleadh, e ancora una volta premiato come migliore opera prima, arriva invece il dramma I Used to Live Here di Frank Berry, che affronta il fenomeno del suicide cluster (l’effetto di emulazione sui testimoni diretti o indiretti di un suicidio) tra i ragazzi di una piccola comunità. Interpretato in gran parte da non professionisti, il film è realizzato in collaborazione con Headstrong, un’associazione attiva nella cura e tutela della salute mentale negli adolescenti e giovani adulti.

Ambientato nel Canada di fine 800, nel periodo della corsa all’oro, ma girato interamente nella zona di Galway, An Klondike è il primo western realizzato in Irlanda e recitato per larga parte in gaelico. Regia e montaggio sono di Dathaí Keane, qui al suo esordio nella fiction. Interpretato da Owen McDonnell, Dara Devaney e Sean T. Ó Meallaigh, An Klondike è la versione cinematografica (105 minuti) di una miniserie in quattro episodi distribuita anche all’estero con il titolo Dominion Creek. Nella versione per il grande schermo, An Klondike è stato scelto come film di chiusura del Galway Film Fleadh 2015.

E proprio al Galway Film Fleadh, da cui provengono tanti dei film in programma e che quest’anno raggiungerà la sua ventottesima edizione, IRISHFILMFESTA dedicherà un omaggio speciale.

Ancora dal programma: Pursuit (2015) del drammaturgo e regista teatrale Paul Mercier è la versione moderna e malavitosa dell’antica leggenda irlandese di Diarmuid e Gráinne. Gráinne, figlia di un importante boss del crimine, viene promessa in sposa al rivale Fionn per rinsaldare una vecchia alleanza. Lei però è innamorata del più fedele uomo di Fionn, Diarmud. Del cast fanno parte Ruth Bradley, Barry Ward, Liam Cunningham, Owen Roe, Don Wycherley, Dara Devaney, David Pearse, Sean T. Ó Meallaigh e Brendan Gleeson.

Pursuit
Pursuit

Joey, Robert, William e Michael Dunlop, originari di un piccolo centro rurale in Nord Irlanda, hanno dominato per due generazioni la scena internazionale del motociclismo su strada, il più pericoloso tra gli sport a motore: Diarmuid Lavery e Michael Hewitt raccontano la loro storia nel film documentario Road (2014), che si avvale della voce narrante di Liam Neeson.

IRISHFILMFESTA 2016 dedicherà poi una sezione speciale al Centenario della Easter Rising, la Rivolta di Pasqua che nel 1916 diede il via al lungo processo verso la costituzione della Repubblica d’Irlanda. In particolare, sarà possibile vedere l’anteprima italiana del film documentario 1916 The Irish Rebellion, anche questo con la voce narrante dell’acclamato attore irlandese Liam Neeson, che colloca gli eventi della Easter Rising dublinese in una prospettiva europea e globale, analizzandola come parte dell’anti-colonialismo che prendeva forma alla viglia della prima guerra mondiale e che avrà tra le sue conseguenza la fine dell’impero britannico.

In programma anche una selezione di episodi da 1916 Seachtar na Cásca (trad. ing. The Easter Seven, trad. ita. I sette di Pasqua), serie televisiva storico-documentaristica diretta dallo stesso regista di An Klondike, Dathaí Keane, su sceneggiatura di Aindrias Ó Cathasaigh, e prodotta da Abú Media Films per il canale televisivo gaelico TG4. Seachtar na Cásca è composta da sette episodi, ciascuno dedicato ad uno dei sette leader della Easter Rising e firmatari della Dichiarazione d’Indipendenza dal Regno Unito: Thomas J. Clarke, Sean Mac Diarmada, James Connolly, Patrick H. Pearse, Éamonn Ceannt, Thomas MacDonagh e Joseph Plunkett. La voce narrante è di Brendan Gleeson.

In più IRISHFILMESTA proporrà i nove cortometraggi realizzati nell’ambito di After ’16, il programma di finanziamento specificamente voluto dall’Irish Film Board come parte delle iniziative di commemorazione e produzione artistica legate al Centenario. I corti di After ’16 sono: A Father’s Letter di Joe Dolan, A Terrible Hullabaloo di Ben O’Connor, Baring Arms di Colm Quinn, Goodbye, Darling di Elena Doyle, Granite and Chalk di Patrick Hodgins, Mr. Yeats and the Beastly Coins di Laura McNicholas e Ann Marie Hourihane, My Life for Ireland di Kieron J. Walsh, The Cherishing di Dave Tynan, e The Party di Andrea Harkin.

Rientra nella sezione dedicata all’anniversario della Easter Rising anche l’Irish Classic scelto per l’edizione 2016: Michael Collins di Neil Jordan (1996), a vent’anni dal Leone d’Oro e dalla Coppa Volpi per l’interpretazione del protagonista Liam Neeson vinti alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il film, che ha richiesto a Jordan un lavoro di sceneggiatura e riscritture durato più di un decennio, si concentra sugli ultimi sei anni di vita di Michael Collins, che durante l’insurrezione del 1916 era un giovane ufficiale alla guida dei Volontari Irlandesi e sarebbe poi diventato una delle figure più importanti del Sinn Féin e della lotta per l’indipendenza.

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Michael Collins

Presso i locali della Casa del Cinema sarà inoltre allestita la mostra 1916: Portraits and Lives: una selezione dei quarantadue ritratti di uomini e donne della Easter Rising realizzati dall’illustratore David Rooney per l’omonimo libro pubblicato dalla Royal Irish Academy.

Infine, in omaggio al regista irlandese Lenny Abrahamson, del quale IRISHFILMFESTA ha proposto la filmografia completa nel corso delle precedenti edizioni, sarà proiettato il suo film più recente, Room. Tratto dal romanzo omonimo di Emma Donoghue, che ne ha curato personalmente l’adattamento cinematografico, Room è stato premiato agli Oscar 2016 per l’interpretazione dell’attrice protagonista Brie Larson e ha ricevuto altre tre nomination (miglior film, migliore regia e migliore sceneggiatura non originale).

 

Tre domande a… Michael Lavers, regista di Joseph’s Reel

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Joseph è un uomo anziano a cui, poco prima di morire, viene data la possibilità di rivivere un giorno della sua vita.: Joseph’s Reel, diretto da Michael Lavers, è uno dei dieci cortometraggi live action in concorso all’edizione 2016 di Irish Film Festa.

Joseph’s Reel è stato girato in pellicola 35mm e vede nel cast Robert Hardy (Ragione e sentimento, Harry Potter), Alice Lowe (Hot Fuzz, Killer in viaggio), Oliver Tilney e Ella Road. The film world premiered at Palm Springs ShortFest in June 2015.

In questa intervista, Michael ci svela che al momento sta lavorando alla sceneggiatura di un lungometraggio a partire proprio da questo corto.

 

In Joseph’s Reel il cinema e il suo linguaggio sono una metafora del viaggio nel tempo e della sua manipolazione: puoi dirci qualcosa su questo aspetto?

È un punto di vista interessante, e ora mi domando se tutto il film non sia altro che una fantasia manipolatoria!

La presenza dello schermo cinematografico e della sceneggiatura, nel film, portano naturalmente a questo tipo di paragoni. Tuttavia, per me era più interessante l’accostamento tra il cinema e i nostri ricordi. Nel film, Joseph è chiamato a rivivere quel giorno seguendone la sceneggiatura, ma quella sceneggiatura da dove viene? Si tratta di una registrazione accurata di ciò che è davvero accaduto (come appunto in un viaggio attraverso il tempo), o è una sceneggiatura soggettiva basata sui ricordi di Joseph?

Perché in un certo senso, quando ricordiamo, facciamo cinema — prendiamo musica, immagini, frasi ed emozioni, e le accostiamo (oppure le manipoliamo!) per formare qualcosa che abbia un senso. e tutto diventa ancora più relativo se pensiamo a quanto sia fallibile la memoria, e quanto i ricordi possano modificarsi col passare del tempo. Penso sia un aspetto molto interessante, e sto cercando di metterlo al centro della versione lungometraggio di Joseph’s Reel che sto scrivendo (ecco che butto lì spudoratamente un quale-sarà-il-mio-prossimo-progetto).

 

Come hai scelto i due Joseph?

Insieme al mio produttore Collie McCarthy (che parteciperà al vostro bel festival) speravo di riuscire a ingaggiare un attore noto per interpretare il Vecchio Joseph, così abbiamo mandato la sceneggiatura ad alcuni importanti caratteristi britannici. Non riusciamo a crederci quando Robert Hardy ci ha detto che era interessato al ruolo. Sono cresciuto guardando in tv le repliche Creature grandi e piccole, era un sogno poter lavorare con lui. Avevo anche un po’ paura, ma solo per cinque minuti — Robert è l’attore più dolce e attento che potessi desiderare.

Dopo aver coinvolto Robert, ci siamo messi alla ricerca di un Giovane Joseph che gli somigliasse, usando come riferimento le sue foto nella serie anni 60 della BBC Enrico V. Alla fine però l’attore che abbiamo scelto, Oliver Tilney, non assomiglia granché a Robert! Oliver però è stato così bravo e credibile al provino da non lasciarci altra scelta. Aveva già esperienze sia cinematografiche sia teatrali, ed è riuscito a portare nel personaggio la fisicità e l’agilità di cui avevamo bisogno, insieme a un grande talento.

 

Dove è stato girato il film?

Abbiamo girato i flashback in un cottage nel Surrey, a sud di Londra — ci sono grandi spazi aperti e il nostro scengorafo ha dovuto lavorare molto per costruire un’atmosfera anni 50. Le scene nella sala di proiezione invece sono state girate nei Riverside Studios di Hammersmith, a Londra. Quel posto è stato demolito qualche mese dopo (lo stanno ristrutturando), penso che siamo stati gli ultimi a girare lì. Per gli sterni poi siamo stati molto fortunati: un bellissimo week-end di sole tra due temporali — è l’estate inglese!

 

Irish Film Festa 2016 — Accrediti stampa e modalità di accesso per il pubblico

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La nona edizione di IRISH FILM FESTA si svolge dal 7 al 10 aprile 2016 presso la Casa del Cinema di Roma (Largo Marcello Mastroianni 1, Villa Borghese).

Il programma completo sarà annunciato il 30 marzo nel corso della conferenza stampa di presentazione.

 

ACCREDITI STAMPA

I giornalisti interessati devono inviare una richiesta di accredito (anche per singole proiezioni) entro martedì 5 aprile all’ufficio stampa del festival (email: giorginimichela@gmail.com), specificando il nome della testata per la quale seguiranno il festival.

L’organizzazione si riserva di valutare le richieste.

 

MODALITÀ DI ACCESSO PER IL PUBBLICO

Le proiezioni sono tutte a ingresso gratuito fino a esaurimento posti.

Consigliamo, soprattutto per i film in programma sabato 9 e domenica aprile, di arrivare alla Casa del Cinema con almeno 45 minuti di anticipo.

Gli spettatori che scelgono di sostenere il festival con una donazione minima di 50 euro avranno un posto riservato per l’intera manifestazione. Una donazione minima di 30 euro darà invece diritto al posto riservato per le proiezioni sabato 9 e domenica 10 aprile. Il pagamento deve essere effettuato entro martedì 5 aprile e ne va data comunicazione all’indirizzo info@irishfilmfesta.org.

Qui tutte le informazioni su come effettuare la donazione: irishfilmfesta.org/sostieni-il-festival.

Tre domande a… Matthew Darragh, regista di An Ode to Love

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An ode to Love, diretto dal filmmaker di origine neozelandese Matthew Darragh, è uno dei cortometraggi animati in concorso all’edizione 2016 di Irish Film Festa.

Nel corto vediamo un uomo, solo su un’isola deserta, sperimentare gli alti e bassi dell’amore romantico quando la marea gli porta un’inaspettata compagnia.

An Ode To Love ha vinto come miglior cortometraggio animato irlandese al Foyle Film Festival 2014, dov’è stato presentato in anteprima, ed è stato proiettato l’anno scorso al Galway Film Fleadh.

 

Come hai inventato questa storia così originale e il suo ironico titolo?

Il film parla di un uomo che si innamora di un bastone su un’isola deserta. L’inizio della loro relazione è fantastico, ma poi tutto comincia ad andare molto male. La definirei una tragedia romantica!

Ho scritto la storia quando vivevo in Spagna, un periodo nel quale sembrava che chiunque intorno a me stesse affrontando ogni tipo di dramma sentimentale. Ho cominciato a chiedermi quanti di questi drammi siano incoraggiati o addirittura creati da noi stessi, e quanto l’immagine che abbiamo del partner sia una proiezione dei nostri desideri, soprattutto nella fase romantica dell’innamoramento. La storia del corto ha preso forma intorno a queste idee. Anche se il bastone è solo un vecchio bastone, il nostro eroe in sua compagnia riesce a vivere l’amicizia, l’amore, fino a ritrovarsi con il cuore spezzato.

Sì, l’“amore” nel titolo fa riferimento a un particolare tipo d’amore. Un amico mi ha detto che avrei dovuto intitolare il film “Un’ode alle dinamiche di tira-e-molla e proiezione psicologica insite nell’amore romantico” ma non suonava molto bene.

 

Quali tecniche di animazione avete usato?

Il corto è in CGI, abbiamo usato il software Maya. Ho avuto la fortuna di realizzarlo in un grande studio, la Brown Bag Films a Dublin. Insieme al gruppo interno ci ho lavorato per circa un anno, nei ritagli di tempo che restavano dal lavoro principale sulle serie televisive in produzione alla Brown Bag, mentre una parte dell’animazione e dell’illuminazione è stata affidata a laboratori esterni. Un equilibrio delicato, ma tutti hanno dato il massimo , e penso che questo si noti guardando il film. Sono grato ai miei colleghi, il risultato è migliore di quanto potessi immaginare!

 

La musica ha un ruolo importnate in An Ode to Love: come hai lavorato con il compositore Stefan French?

Il Filmbase e la RTÉ, che hanno finanziato il film, ci hanno dato la possibilità di far scrivere la musica a un giovane e bravissimo compositore, Stefan French, e poi di farla eseguire dalla RTÉ Concert Orchestra.

L’intervento di Stefan è stato fondamentale. Avevo in mente una colonna sonora un po’ strana, che comprendesse anche musica popolare francese degli anni 60 e 70, mentre Stefan mi ha suggerito un approccio più classico per sfruttare al massimo le possibilità dell’orchestra, e penso sia stata un’ottima idea. L’esecuzione orchestrale dà al film molto più pathos.

Ascoltare un’orchestra di 42 elemento suonare la nostra musica è stata un’esperienza speciale. Hanno praticamente letto la partitura una sola volta e poi l’hanno registrata! Il lavoro sulla musica è stato portato a termine nelle prime fasi della produzione, e ha davvero alzato il livello, donandoci grande ispirazione.

Tre domande a… Andy e Ryan Tohill, registi di Insulin

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Andy e Ryan Tohill sono i registi di Insulin, uno dei cortometraggi live action in concorso all’Irish Film Festa 2016.

La sceneggiatura di Insulin è di Stephen Fingleton, regista e sceneggiatore del lungometraggio drammatico d’ambientazione post-apocalittica The Survivalist, anche questo in programma all’Irish Film Festa. Insulin, The Survivalist e un altro cortometraggio, Awaydays di Michael Lennox (Boogaloo & Graham), sono ambientati nello stesso oscuro e violento mondo distopico.

Insulin racconta la storia di un uomo che, rinchiuso in una farmacia fatiscente, cerca di garantire la sopravvivenza della moglie diabetica grazie alle poche dosi di insulina rimaste e barattando medicine all’esterno in cambio di cibo. Del cast fanno parte Barry Ward (Jimmy’s Hall), Tara Lynne O’Neill, Ciaran Flynn e Sophie Harkness.

 

Insulin fa parte di un progetto più ampio che include che The Survivalist e Awaydays: potete dirci qualcosa di più su questo mondo narrativo concepito da Stephen Fingleton?

Il mondo creato da Stephen Fingleton non ha a che fare solo con il crollo della società ma anche con il potere della natura che si reimpadronisce dell’ambiente, ormai in decadimento, creato dall’uomo.

Con Insulin abbiamo voluto confrontarci con la visione di Survivalist secondo una prospettiva diversa, ovvero eliminando completamente la natura dal film. La storia qui infatti è ambientata in un contesto urbano, uno spazio chiuso e oppressivo. La rovina del mondo esterno non viene mai mostrata e i personaggi si aggrappano a un’impossibile speranza di sopravvivenza dall’interno della loro farmacia ormai sfornita.

 

Come avete lavorato con gli attori su una storia così impegnativa dal punto di vista emotivo?

Le riprese sono durate due giorni e così non c’è stato molto tempo per provare, ma la sceneggiatura di Stephen era scritta in modo così brillante, nella sua scarna semplicità, da delineare con estrema chiarezza ogni personaggio. Gli attori sapevano che il tema del film era la sopravvivenza ad ogni costo, a quel punto si trattava solo di farli entrare nel giusto stato mentale. Il Trader (l’uomo che si presenta alla farmacia in cerca di insulina, ndr) rimane per quasi tutto il tempo fuori campo, quindi sempre staccato dagli altri personaggi. Questa distanza, unita alla mancanza di familiarità, è stata molto importante per le loro interpretazioni, dal momento che tutto il film ruota sul fidarsi o meno di un estraneo.

 

Dove è stato girato il film?

Era necessario un grande lavoro di scenografia per rendere credibile agli occhi del pubblico questa società in decadenza, e tutto doveva risultare chiaro da un paio di stanze: in definitiva ci servivano quattro mura e un soffitto. Ma doveva essere un ambiente che potevamo modificare senza timore di rovinarlo, quindi era fuori discussione utilizzare una vera farmacia. Poi ci è venuto in mente il vecchio locale del fornaio, ormai vuoto da una decina d’anni, che si trova proprio di fronte alla casa della nostra famiglia a Belfast, ed è proprio lì che siamo finiti per le riprese. Girare nel quartiere della nostra infanzia, lo stesso dove siamo cresciuti realizzando piccoli film con i nostri amici, ci ha trasmesso uno strana nostalgia.

Tre domande a… Paul McGuigan, regista di Girona

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Paul McGuigan è il regista di Girona, uno dei cortometraggi in concorso all’edizione 2016 di Irish Film Festa.

 
Girona vede come protagonisti l’attore scozzese John Hannah (Quattro matrimoni e un funerale, La mummia) e l’attrice nordirlandese Séainín Brennan (The Fall).

In una lunga notte di tempesta, l’incontro con una donna misteriosa (Brennan) in uno strano hotel costringe un uomo solitario (Hannah) a fare i conti col proprio passato…

 

Dove è stato girato il corto?

In un hotel di lusso nel Cathedral Quarter di Belfast, un labirinto di strade e stradine laterali intorno alla cattedrale di Sant’Anna. Abbiamo girato nel giorno di San Patrizio, quando sapevamo che le strade sarebbero state affollate di gente in festa: in questo modo l’albergo sarebbe diventato un luogo etereo, fuori dal mondo. Non è stato facile trovare l’hotel adatto perché ci serviva una suite con stanze comunicanti, e soprattutto un’atmosfera che rispondesse alla nostra idea di messa in scena.

 

Come hai scelto John Hannah per il ruolo di Hart?

Non immaginavamo proprio di riuscire a coinvolgere un attore del calibro di John Hannah nel nostro progetto, dopotutto era solo un cortometraggio! Con il produttore, Eamonn Devlin, ho iniziato a stilare un elenco di possibili nomi, e ci siamo chiesti: in un mondo ideale, chi vorremmo per interpretare Hart? Ad entrambi è venuto in mente John Hannah, ma naturalmente l’abbiamo subito scartato perché ci sembrava impossibile.

Più tardi ci siamo messi in contatto con l’agente di un altro attore al quale eravamo interessati, casualmente si trattava della stessa agente di John Hannah e ci ha chiesto se poteva fargli avere la sceneggiatura. Il giorno dopo John mi ha telefonato per dirmi che copione e personaggio gli erano piaciuti moltissimo, ed era davvero interessato a quella parte. È venuto a Belfast per quattro giorni e si è rivelato fantastico, generoso, colto e, cosa più importante, molto divertente («great craic», ndr).

 

Da regista, sei particolarmente attento ai dettagli: come hai lavorato sull’aspetto visivo della storia?

Il film è piuttosto claustrofobico, dal momento che è ambientato in una stanza di hotel: ogni movimento di macchina diventa un lusso, e ogni dettaglio rivela così qualcosa dei personaggi e della storia. Hart bada alla sostanza: ecco quindi il vecchio rolex del padre che porta con fierezza al polso, il rasoio d’argento che manda riflessi di luce nel bagno buio in cui si rade e che con il suo suono affilato rompe il silenzio.

Il film è costruito in modo simmetrico e, come dice il terzo principio di Newton, ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria: Sophie si trucca, Hart si rade allo specchio; Sophie si infila le calze, Hart si sistema le bretelle. È la grande legge del karma che influenza profondamente la loro esistenza: causa ed effetto, azione e reazione.

La scelta delle inquadrature segue i principi di simmetria ed equilibrio, yin e yang. Ho privilegiato le inquadrature lunghe, per consentire agli attori di esplorare i propri personaggi, e i movimenti di macchina piuttosto che i tagli. I primi piani servono per enfatizzare certi passaggi. A volte le ombre precedono i personaggi, e i personaggi si muovono in squarci di luce, all’interno di spazi bui che rappresentano l’oscurità delle loro vite.

Ho tratto ispirazione da grandi film ambientati in spazi chiusi, penso ad esempio all’Overlook Hotel di Shining, poi L’anno scorso a Marienbad di Alain Resnais e Hotel Chevalier di Wes Anderson. I personaggi sono strettamente legati all’ambientazione, gli uni non potrebbero esistere senza l’altra – era molto importante rendere evidente questo aspetto.

 

ANTICIPAZIONI: You’re Ugly Too, The Survivalist e I Used to Live Here all’Irish Film Festa 2016

anticipazioni

 
IRISH FILM FESTA torna a Roma dal 7 al 10 aprile 2016: il festival dedicato al cinema irlandese giunge quest’anno alla nona edizione e si terrà come di consueto alla Casa del Cinema con proiezioni di film in anteprima italiana e incontri quotidiani con registi e attori.

La sezione concorso nata nel 2010 e riservata ai cortometraggi proporrà quindici opere, di cui dieci in live action e cinque d’animazione (qui l’elenco completo).

IRISH FILM FESTA 2016 dedicherà inoltre una sezione speciale al Centenario della Easter Rising, la Rivolta di Pasqua che nel 1916 diede il via al lungo processo verso la costituzione della Repubblica d’Irlanda (qui e qui tutte le informazioni sulla sezione).

Tra i lungometraggi in programma, il vincitore del premio come migliore opera prima al Galway Film Fleadh 2015: You’re Ugly Too di Mark Noonan, con Aidan Gillen (Game of Thrones, Love/Hate) e Lauren Kinsella. Will, uscito di prigione, deve prendersi cura della nipotina Stacey che ha appena perso la madre. I due cercheranno, tra grandi difficoltà, di diventare una famiglia.
 

 
Gli spettatori di IRISHFILMFESTA vedranno poi The Survivalist di Stephen Fingleton con Martin McCann, Mia Goth e Olwen Fouéré, anche questo un esordio presentato al Fleadh 2015: un thriller d’ambientazione post-apocalittica già premiato dai British Independent Film Awards, candidato ai BAFTA e agli IFTA, e visto al Tribeca Film Festival.
 

https://youtu.be/pzdLBvxzm-4

 
Dall’edizione 2014 del Galway Film Fleadh, e ancora una volta premiato come migliore opera prima, arriva invece il dramma I Used to Live Here di Frank Berry, che affronta il fenomeno del suicide cluster (l’effetto di emulazione sui testimoni diretti o indiretti di un suicidio) tra i ragazzi di una piccola comunità. Interpretato in gran parte da non professionisti, il film è realizzato in collaborazione con Headstrong, un’associazione attiva nella cura e tutela della salute mentale negli adolescenti e giovani adulti.
 

 
Il programma completo di IRISH FILM FESTA 2016 sarò annunciato il 30 marzo in occasione della conferenza stampa all’Ambasciata d’Irlanda a Roma.
 

Tre domande a… Damien O’Donnell, regista di How Was Your Day?

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How Was Your Day? è uno dei dieci cortometraggi in concorso nella categoria live action di Irish Film Festa 2016. Diretto da Damien O’Donnell e interpretato Eileen Walsh (Magdalene di Peter Mullan), il corto è tratto da un racconto di Nollaig Rowan.

La protagonista (Walsh) è emozionata per la nascita imminente del suo primo figlio, ma le cose non andranno come si aspettava.

How Was Your Day? è stato finanziato dall’Irish Film Board nell’ambito del programma Signatures; premiato come miglior cortometraggio irlandese all’IndieCork, ha appena ricevuto una candidatura agli IFTA (Irish Film and Television Academy) Awards.

 

Il corto è tratto da un racconto di Nollaig Rowan: puoi dirci qualcosa riguardo all’adattamento?

Ho scoperto il racconto di Nollaig alla radio e mi ha subito profondamente colpito per la storia raccontata e il tema affrontato, che mette in discussione il concetto di amore materno.

In due anni ho scritto cinque o sei versioni della sceneggiatura, incontrando nel frattempo vari medici e donne che si sono trovate nella stessa situazione della protagonista. Tanti dettagli che vediamo nel film sono il risultato di quelle ricerche, e alcuni piccoli cambiamenti rispetto al racconto originale sono stati necessari per ragioni pratiche, ma in generale il corto è piuttosto fedele allo spirito della storia di Nollaig.

 

Eileen Walsh affronta il ruolo con il consueto coraggio: le hai lasciato spazio per l’improvvisazione?

Eileen e io abbiamo parlato a lungo del film e dell’argomento molto prima di iniziare le riprese. La sceneggiatura era definita, ma ogni volta che abbiamo avuto la possibilità o il bisogno di improvvisare l’abbiamo fatto, e ciò ha contribuito a migliorare il prodotto finito.

 

Dove è stato girato il corto?

Abbiamo girato a Dublino e dintorni, le riprese sono durate cinque giorni.

Il documentario 1916 The Irish Rebellion all’Irish Film Festa 2016

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La nona edizione di Irish Film Festa (7 – 10 Aprile 2016) proporrà il documentario 1916 The Irish Rebellion nell’ambito della sezione speciale dedicata al Centenario della Easter Rising, la Rivolta di Pasqua che nel 1916 diede il via al lungo processo verso la costituzione della Repubblica d’Irlanda. Il film sarà anche proiettato nelle ambasciate e nei consolati irlandesi di tutto il mondo il prossimo 16 marzo, come live streaming dell’evento speciale che si terrà alla National Concert Hall di Dublin

1916 The Irish Rebellion colloca gli eventi della Easter Rising dublinese in una prospettiva europea e globale, analizzandola come parte dell’anti-colonialismo che prendeva forma alla viglia della prima guerra mondiale e che avrà tra le sue conseguenza la fine dell’impero britannico. 

Liam Neeson è la voce narrante di 1916 The Irish Rebellion: «1916 è un documentario molto significativo. Come irlandese, naturalmente fa parte della mia storia. Il film pone la Easter Rising in un contesto internazionale, come mai era stato fatto prima d’ora, e mostra come la ribellione irlandese fu in grado di ispirare movimenti simili in tutto il mondo. Ciò che mi ha attratto nel film è poi l’ampio spazio dato alle storie private delle persone coinvolte. Storie umane, forti».

Liam Neeson, nato a Ballymena (contea di Antrim), riceverà un premio speciale agli IFTA (Irish Film & Television Academy) Awards di quest’anno, il 9 aprile, per la sua straordinaria carriera.

1916 The Irish Rebellion nasce come iniziativa del Keough-Naughton Institute for Irish Studies at the University of Notre Dame, ed è prodotto da COCO Television.

 
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Tre domande a… Andrew Kavanagh, regista di City of Roses

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Andrew Kavanagh è il regista di City of Roses, l’unico cortometraggio a tecnica mista (animazione e live action) in concorso all’edizione 2016 di Irish Film Festa.

City of Roses racconta la vera storia di Paddy Fitzpatrick, emigrato in Oregon da Dublino nei primi anni 50, attraverso le lettere che Paddy scriveva alla madre in Irlanda raccontandole della sua nuova vita in america, del suo nuovo lavoro e del suo nuovo amore, Rose.

Al corto di Andrew Kavanagh ha lavorato anche la graphic designer Annie Atkins, che di recente ha realizzato grafiche e oggetti di scena per il film d’animazione Boxtrolls, The Grand Budapest Hotel di Wes Anderson, Il ponte delle spie di Steven Spielberg, e la serie televisiva Penny Dreadful.

 

Perché hai scelto di raccontare la storia di Paddy Fitzpatrick combinando animazione e live action?

Inizialmente pensavo di realizzare un film d’animazione basato sulle lettere di Paddy, ma il mio coinvolgimento negli eventi cominciava ad occupare un parte troppo consistente della storia, in particolare dopo che ero riuscito a mettermi in contatto con la famiglia. A quel punto, il modo più semplice per far contrastare stilisticamente i due segmenti narrativi era realizzarne uno in live action e l’altro con l’animazione. Mi è stato d’aiuto avere le lettere come oggetti fisici in grado di fare da ponte e guidare così gli spettatori lungo il racconto animato. L’importanza vitale delle lettere, che rischiavano di andare perdute, viene poi sottolineata in tutto il cortometraggio anche dal punto di vista visivo.

 

puoi dirci qualcosa riguardo alla tecnica di animazione, soprattutto rispetto alla composizione degli sfondi? E qual è stato il contributo della graphic designer Annie Atkins?

Le lettere stanno alla base di tutti gli aspetti artistici del cortometraggio: le texture ricalcano la carta da lettere, i personaggi sono modellati con tratti d’inchiostro, negli sfondi compaiono timbri e francobolli, e persino le vere finestre prendono a modello le finestrelle di cellophane delle buste. Abbiamo cercato di inserire quanti più dettagli possibile presi direttamente dalle lettere, in particolare nelle scene dell’ospedale e del cimitero. E poi c’è il testo, presente praticamente in ogni scena, a volte in modo impercettibile. Avevo restituito le lettere originali a Rose prima di iniziare il film, così per le ricostruzioni usate nella parte live action mi sono dovuto basare sulle scansioni.

Per quanto riguarda il coinvolgimento di Annie Atkins, è stata una cosa del tutto casuale: giravamo le scene principali in casa di un vicino, un parrucchiere, e mentre era al lavoro sui capelli di Annie le ha parlato del film. Lei ha trovato la storia interessante e mi ha contattato. Non potevo crederci, avere lei come graphic designer era un sogno! Annie ha ricostruito le lettere fin nei minimi dettagli, realizzando a mano perfino i francobolli per ogni singola busta.

 

La musica ha grande rilievo nel film: come hai lavorato con il compositore David Harmax?

Mi ha contattato Greg Magee, che aveva composto le musiche per diversi miei film precedenti: in quel periodo lui stata lavorando con David, e mi disse che il suo stile gli sembrava adatto per questo progetto. La colonna sonora del corto si basa interamente su “Believe Me, If All Those Endearing Young Charms” di Thomas Moore, una canzone che Rose, nelle lettere, cita come una delle preferite di Paddy, una canzone che lo rendeva particolarmente nostalgico. E poiché nella prima fase del lavoro avevo pochissimi dettagli biografici su Paddy, quella canzone è diventata per me molto significativa. È una canzone d’amore e rappresenta davvero bene la storia di Paddy e Rose. Avevo bisogno di qualcuno che fosse in grado di riarrangiarla e tirarne fuori qualcosa di nuovo. Avere David è stata una fortuna: ha registrato la partitura con appena otto musicisti ma poi, lavorandoci in post produzione, è riuscito a rendere il suono molto più ampio.

 

Tre domande a… Michael Lennox, regista di Boogaloo and Graham

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Michael Lennox è il regista di Boogaloo and Graham, uno dei cortometraggi live action in concorso all’Irish Film Festa 2016. Il film ha vinto un BAFTA ed è stato candidato agli Oscar 2015 come miglior cortometraggio.

Boogaloo and Graham è la storia di Jamesy and Malachy, due fratellini che vivono a Belfast negli anni 70. Un giorno l’affettuoso papà regala loro due pulcini di cui prendersi cura…

 

L’anno scorso Boogaloo & Graham ha avuto un grande successo a livello internazionale: come hanno reagito i diversi spettatori di fronte a questa piccola storia nordirlandese?

Le reazioni sono state fantastiche. Il timore, quando si racconta una storia del genere, è che possa non essere comprensibile per tutti, ma i riscontri positivi sono andati ben oltre le nostre aspettative. È il potere del cinema.

 

Come hai scelto Riley Hamilton e Aaron Lynch, i due bambini che interpretano Jamesy e Malachy?

Ho trovato Riley Hamilton in una squadra di kick boxing nell’East Belfast. Quando si lavora con attori bambini c’è il rischio di ottenere una recitazione forzata e teatrale. Perciò volevo trovare qualcuno al di fuori del mondo della recitazione, e fare della sua inesperienza un vantaggio. Ascoltando Riley discutere con sua madre dopo una lezione, ho pensato che quel bambino possedeva proprio la naturalezza che stavo cercando. Si trovano gemme nei posti più inaspettati. Aaron Lynch invece è un giovane attore di grande talento: lui aveva già esperienza in campo cinematografico e si è rivelato quindi la controparte perfetta per aiutare il piccolo Riley come un fratello maggiore.

 

Cosa hai amato di più della sceneggiatura di Ronan Blaney?

Di Ronan amo il cuore, in ognuna delle sue storie. Non importa quale sia il soggetto, o il genere: le sue storie hanno un cuore. E poi sa infondere alla sua scrittura un umorismo nero che trovo molto divertente.