Tre domande a… Niamh Heery, regista di Pause

Intervista a Niamh Heery - Pause - Irish Film Festa

 
Una donna in stato confusionale arriva su un’isola per affrontare il proprio passato. Mentre riascolta vecchi nastri registrati in famiglia, l’ambiente che la circonda prende nuova vita: il dramma Pause è uno dei cortometraggi in concorso alla 10a edizione di Irish Film Festa (dal 30 marzo al 2 aprile alla Casa del Cinema di Roma).

Ne abbiamo parlato con la regista Niamh Heery.

 

Il sonore è molto importante in Pause: come hai lavorato su questo aspetto?

Quando Eva arriva sull’isola capiamo subito che per lei si tratta di un ritorno al passato, così ho voluto giocare con la struttura narrativa del film senza però ricorrere ai classici flashback. Un altro aspetto che ho dovuto tenere in considerazione durante la scrittura di Pause è stato il budget, praticamente inesistente: da un punto di vista logistico non potevo proprio permettermi di trattenere dei bambini e un padre sull’isola per tutta la durata delle riprese. Perciò ho dovuto ingegnarmi per trovare una soluzione creativa ed ecco l’idea delle vecchie audiocassette.

Penso che la nostalgia sia un elemento cinematografico molto potente, se usato nel modo giusto, e i suoni sanno agire a livello sensoriale per riportare alla mente dei ricordi. Molti di noi, da bambini si sono divertiti con le audioregistrazioni, quindi ho pensato che fosse una maniera efficace per suggerire quel senso di passato, di distacco temporale che stavo cercando. Abbiamo registrato le tracce audio con due bambini fantastici, cugini tra loro, Aobha Curran e Cian Lynch, mentre Alan Howley, che interpreta il padre, lo conoscevo già grazie a un precedente lavoro. Lui è padre anche nella vita, ed è stato bravissimo nel creare un rapporto paterno con i bambini, fondamentale per marcare il cambio di tono che avvertiamo nelle registrazioni della seconda parte.

 

Dove è stato girato il cortometraggio?

Su Inishbiggle Island, nella contea di Mayo sulla costa occidentale dell’Irlanda. Ho desiderato girare un film su quell’isola dalla prima volta che ci sono stata. I miei genitori hanno comprato la piccola casa che vediamo nel film diversi anni fa, e a quel tempo Inishbiggle aveva ventisette abitanti, oggi ridotti a meno di venti a causa del progressivo invecchiamento. Nella zona si parla prevalentemente gaelico e il paesaggio mantiene un aspetto grezzo, incontaminato. Le persone che vivono lì sono state molto accoglienti con la troupe e Mícheál, che lavora realmente come traghettatore sull’isola, è stato davvero carino ad accettare di prendere parte al film. Tutto molto reale!

 

Come hai scelto Janine Hardy per il ruolo di Eva?

Avevo già lavorato con Janine in altre tre occasioni. Ci siamo conosciute grazie a un provino per un video molto delicato che stavo girando sul tema delle violenze domestiche, e successivamente l’ho voluta in Our Unfenced Country, il primo corto che ho realizzato per RTÉ.

Come attrice, Janine ama andare a fondo, discutere a lungo e, se necessario, cambiare il suo approccio nei confronti del personaggio. Per me è fantastico, perché mi permette di individuare i punti da migliorare in sceneggiatura ancora prima di iniziare le riprese. Mi piace lavorare con gli stessi attori più volte, se sono bravi e se ne ho la possibilità. Sul set non è sempre facile trovare il tempo per costruire la fiducia necessaria tra attore e regista, soprattutto se si affrontano argomenti delicati: in questo senso, decidere da subito che sarebbe stata Janine a recitare la parte di Eva mi è stato di grande aiuto.

 

Il manifesto di Irish Film Festa . 10

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2d_Map_of_Ireland-_first_Irish_postage_stamp«Siamo arrivati alla decima edizione del festival, ci piaceva segnalare la ricorrenza fin dal manifesto. Per farlo, abbiamo pensato a una specie di francobollo celebrativo; e per modello abbiamo preso il primo francobollo emesso dal Free State irlandese nel 1922, subito dopo l’indipendenza dall’Inghilterra. Opportunamente adattato, anche nel colore, è diventato la nostra immagine per il decennale.»

Susanna Pellis, direttore di Irish Film Festa

 

Bobby Sands: 66 Days in anteprima italiana all’Irish Film Festa

Il documentario Bobby Sands: 66 Days alla decima edizione di Irish Film Festa

 

Giunge alla decima edizione Irish Film Festa, il festival interamente dedicato al cinema irlandese che quest’anno si terrà dal 30 marzo al 2 aprile 2017, come di consueto alla Casa del Cinema di Roma.

Tra i lungometraggi in programma quest’anno vedremo in anteprima italiana il documentario Bobby Sands: 66 Days di Brendan J. Byrne, dedicato ai sessantasei giorni di sciopero della fame che nel 1981 portarono alla morte di Bobby Sands nel carcere di Long Kesh.

Il film analizza il valore simbolico e culturale del digiuno nel contesto storico-politico irlandese e si basa sui diari tenuti in carcere dallo stesso Bobby Sands, affidandone la lettura all’attore Martin McCann, atteso come ospite al festival: “Quelle parole mettono la sua voce al centro del film e ci portano nella sua mente – spiega il regista – l’unico posto nel quale Sands ha trovato la libertà”. 66 Days è stato presentato l’anno scorso al Galway Film Fleadh e al festival internazionale del documentario Hot Docs di Toronto.

Alla proiezione di 66 Days parteciperà anche il giornalista Riccardo Michelucci, autore del saggio di recente pubblicazione Bobby Sands. Un’utopia irlandese (Edizioni Clichy).

La storia dei Troubles nordirlandesi e la loro rappresentazione cinematografica in opere come Angel, Una scelta d’amore (Some Mother’s Son), Niente di personale (Nothing Personal), The Boxer, Hunger, e altre, saranno inoltre al centro di una conferenza che terrà al festival il prof. Martin McLoone (University of Ulster, Emeritus).

Martin McCann, che abbiamo visto l’anno scorso in The Survivalist di Stephen Fingleton, è anche interprete e co-regista di Starz, uno dei cortometraggi in concorso. La sezione competitiva di Irish Film Festa presenta quest’anno quindici corti che spaziano tra vari generi e tecniche di realizzazione (animazione, documentario, horror, thriller — qui l’elenco completo delle opere selezionate).

 

LA SCHEDA DEL FILM

BOBBY SANDS: 66 DAYS (Irlanda del Nord, Irlanda, USA, Danimarca, Svezia 2016) – Documentario

Regia: Brendan J. Byrne; sceneggiatura: Brendan J. Byrne; fotografia: David Barker; montaggio: Paul Devlin; musica: Edith Progue; animazioni: Peter Strain, Ryan Kane; scenografia: David Craig; produttori: Trevor Birney, Brendan J. Byrne; produttore esecutivo: Alex Gibney; produzione: Fine Points Films, Cyprus Avenue Films. Durata: 105’

Voce narrante di Martin McCann

Nella primavera del 1981, lo sciopero della fame portato avanti per sessantasei giorni dall’attivista repubblicano Bobby Sands attirò l’attenzione del mondo sulla causa nordirlandese. Il documentario 66 Days prende in esame la straordinarietà della vita e della morte di Bobby Sands, a trentacinque anni dal suo estremo sacrificio. Il film fa uso di testimonianze dirette, materiali d’archivio inediti e animazioni, per ricostruire la genesi di una grande figura di martire e, parallelamente, un momento di grande cambiamento nella storia irlandese del ventesimo secolo, le cui conseguenze si fanno sentire ancora oggi.

Brendan J. Byrne è un filmmaker di lunga esperienza, specializzato in documentari e lungometraggi. Per più di vent’anni ha realizzato documentari televisivi di altissimo livello in Irlanda e nel Regno Unito, per la BBC, C4 e RTÉ. Tra i suoi lavori Breaking the Silence (2010), che affronta il tema dell’elaborazione del lutto nelle famiglie colpite da un suicidio. Jump, il suo primo lungometraggio da produttore, è stato selezionato dal prestigioso Toronto International Film Festival nel 2012. 66 Days è il primo documentario del quale firma la regia.

66daysthefilm.com/the-film

 

Tre domande a… Ian Hunt Duffy, regista di Gridlock

Gridlock - Intervista a Ian Hunt Duffy - Irish Film Festa

 
Una bambina scompare nel corso di un ingorgo stradale. Il padre, sconvolto, improvvisa una squadra di ricerca di ritrovarla. Tutti i presenti sono possibili sospettati. Gridlock di Ian Hunt Duffy è uno dei cortometraggi in concorso alla decima edizione di Irish Film Festa (30 marzo – 2 aprile, alla Casa del Cinema di Roma).

Ce ne parla il regista, che già l’anno scorso era in gara come produttore di Love is a Sting.

 

Dove è stato girato il corto? E quanto sono durate le riprese?

Abbiamo girato per cinque giorni nella foresta di Donadea, nella contea di Kildare in Irlanda.

 

L’azione di Gridlock si svolge in uno spazio molto limitato: come hai lavorato sui movimenti di macchina e poi sul montaggio?

Con il direttore della fotografia Narayan Van Maele ho deciso di usare molto la camera a mano, per trasmettere al film energia e immediatezza. L’obiettivo era suggerire un senso di claustrofobia, anche se i protagonisti si trovano all’aria aperta. Abbiamo cercato di tenere la macchina da presa molto vicino agli attori, proprio per dare il senso di una folla inferocita che si stringe sempre di più.

Gridlock è un film corale, quindi abbiamo privilegiato inquadrature lunghe, cariche di tensione, che mostrassero i vari personaggi coinvolti nell’azione.

 

Tutti gli attori – Moe Dunford, Peter Coonan, Steve Wall – sono fantastici: è stato difficile sceglierli?

Siamo stati davvero fortunati con il cast. Come dicevo, Gridlock per me doveva essere un film corale, quindi avevo bisogno di un gruppo d’attori bravissimi e che funzionassero bene insieme.

Per quanto riguarda Moe Dunford, avevo già pensato a lui come protagonista dopo aver ammirato la sua meravigliosa performance in Patrick’s Day. L’ho contattato, gli ho spiegato la mia visione del film e abbiamo trovato subito un’intesa. Anche con gli altri attori è andata benissimo, si sono mostrati tutti estremamente disponibili e interessati alla sceneggiatura.

 

Tre domande a… Helen Flanagan, regista di The Debt

The Debt - Interview with Helen Flanagan - Irish Film Festa

 
Daithi, dieci anni, si innamora di Jessica, una compagna di scuola. Per riuscire a conquistarla, il bambino chiede aiuto alla sua migliore amica Penny: The Debt è uno dei cortometraggi in concorso alla decima edizione di Irish Film Festa.

Ce ne parla la regista Helen Flanagan.

 

Come nasce l’idea per questa storia di amore e amicizia tra bambini?

La sceneggiatura nasce da un’idea molto semplice, un bambino che sfrutta la perdita di un dentino per procurarsi del denaro. Sviluppando poi i personaggi, anche la storia ha preso forma, e dal punto di vista tematico il cuore del racconto sta nell’imparare l’importanza dell’amicizia da bambini. Vari dettaglio vengono dalle mie esperienze personali: dal momento che non sono stata una bambina particolarmente popolare o socievole, mettere alla base della storia un’amicizia così profonda era fondamentale.

 

Come hai scelto i due giovani protagonisti e come è stato lavorare con loro? Soprattutto Susie Power: la sua Penny è un bel personaggio, forte e anticonformista.

La scelta del cast ha richiesto molto tempo e mi ritengo davvero fortunata per aver avuto la possibilità di lavorare con Lee O’Donoghue e Susie Power: sono due giovani attori fantastici, ed entrambi hanno dimostrato intelligenza e intuito nell’affrontare i propri personaggi. Anche Daithi è un anticonformista, ma Penny mi stava particolarmente a cuore: non volevo che apparisse come il classico personaggio secondario, ma che fosse una persona reale con veri sentimenti, non il solito stereotipo del maschiaccio. Susie è davvero brillante, ha una grande capacità di rappresentare i sottotesti in modo molto naturale. Anche Lee è stato grande, e ha messo tanto di sé nel personaggio.

 

Dove è stato girato il corto?

In una piccola città che si chiama Birr, nella contea di Offaly. Il corto è stato finanziato proprio dalla locale film commission. Conoscevo già Birr e pensavo che sarebbe stata la location perfetta per la mia storia, così ho proposto la sceneggiatura. Girare a Birr è stato fantastico, è proprio il tipo di luogo in cui ti immagini due bambini scorrazzare in giro e cacciarsi nei guai.

Tre domande a… Cashell Horgan, regista di The Clockmaker’s Dream

The Clockmaker's Dream - Intervista al regista Cashell Horgan - Irish Film Festa

 
Cashell Horgan è il regista di The Clockmaker’s Dream, il cortometraggio fantasy in concorso alla decima edizione di Irish Film Festa (dal 30 marzo al 2 aprile alla Casa del Cinema di Roma).

In un mondo di automi, un fabbricante di orologi cerca di costruire la donna perfetta e darle il posto della moglie che ha perduto, ma è più difficile di quanto potesse immaginare. L’uomo deve trovare una soluzione prima che il tempo a sua disposizione finisca e il proprio mondo si fermi per sempre…

 

Le sconografie e i costumi di The Clockmaker’s Dream sono molto particolari: avete guardato a dei modelli di riferimento?

Abbiamo fatto lunghe ricerche preliminari: i personaggi ricordano persone reali, persone che potrebbero essere gli abitanti di una piccola città, ma sono anche figure di fantasia, più simili a giocattoli d’epoca.

Abbiamo osservato giocattoli di latta, bambole e costumi dell’800, ma anche maschere tradizionali del Nord Europa e fotografie di costumi di Halloween fatti in casa tra gli anni 20 e 50. L’ambientazione doveva avere un tono classico, per adattarsi alle creazioni del Clockmaker, ma anche un tocco moderno, come se quegli elementi fossero lì da secoli.

Le maschere di cartapesta hanno una qualità antica, da oggetto fatto a mano, e sono state realizzate dalla burattinaia irlandese Emma Fisher in collaborazione con alcuni studenti d’arte di Limerick. Dietro ai costumi c’è invece la stilista Tatsiana Coquerel, anche lei di Limerick: il lavoro di Tatsiana si ispira all’estetica delle bambole, quindi per noi era perfetto. Anche per quanto riguarda le scenografie, abbiamo voluto suggerire un’ambientazione ottocentesca, un mondo magico à la Jules Verne.

Per immaginare la maschera del Clockmaker ho fatto riferimento al personaggio di Man of la Mancha character, e poi, dalla creta, il designer Kamil Krawczak (della Order 66 Creatures and Effects) l’ha resa reale. Tutti i collaboratori hanno rielaborato le mie idee iniziali e i miei suggerimenti attraverso la loro personale espressione artistica.

 

Dov’è stato girato il cortometraggio?

A Limerick e al Bunratty Folk Park, un parco per turisti che ricalca la struttura di un’antica città irlandese. Gli edifici presenti nel parco sono stati trasportati lì mattone per mattone e poi riassemblati. L’arredamento e gli accessori risalgono al primo 900, quindi adattissimi per il nostro progetto. Ger Wallace e John Mac Donnacha, che si sono occupati dell’allestimento, hanno affrontato un bel po’ di problemi per spostare gli oggetti più antichi da un set all’altro. Procurarci gli orologi è stata la cosa più difficile, soprattutto considerando il budget ridotto.

 

Il corto ha due protagonisti: il Clockmaker mascherato Joe Mullins recita solo con gli occhi e il corpo, mentre il narratore Jared Harris usa solo la voce. Come li hai scelti per interpretare i rispettivi ruoli?

Per il ruolo del Clockmaker c’era bisogno di un attore che avesse alle spalle una certa esperienza di vita. Ho preso in considerazione vari attori, tutti molto bravi, ma nessuno corrispondeva davvero alla mia visione. Joe Mullins è arrivato per una delle ultime sessioni di prova, a ridosso dell’inizio delle riprese, e mi è bastato vederlo indossare la maschera e recitare una scena per capire che era lui: la sua presenza fisica, l’interpretazione data al personaggio e l’espressività dei suoi occhi mi hanno convinto. Joe ha dato vita al Clockmaker, lo ha fatto completamente suo portando sullo schermo elementi propri della mimica e della recitazione teatrale. In lui ho visto la giusta misura nei movimenti, e il giusto spettro di emozioni negli occhi, che avrebbero reso il Clockmaker un personaggio credibile. Joe indossava sempre la maschera sul set, bevendo attraverso una cannuccia e mangiando salatini tra una ripresa e l’altra. Uno degli attori più pazienti e cortesi che si possano desiderare, un vero professionista.

Ammiro molto Jared Harris come attore, credo che la sua interpretazione del professor Moriarty in Sherlock Holmes – Gioco di ombre sia una vera perla, oltre che la migliore tra tutti gli adattamenti cinematografici di Sherlock Holmes, e si è dimostrato altrettanto versatile e travolgente come voce di Lord Portley nel film d’animazione Boxtrolls. The Clockmaker’s Dream è una fiaba anticonvenzionale, c’era bisogno di una voce che potesse esprimerne le suggestioni da fratelli Grimm ma anche il sottotesto umoristico. In occasione di una proiezione al Richard Harris Film Festival, abbiamo incontrato Jared che curava gli incontri col pubblico, e gli ho chiesto semplicemente se fosse interessato a diventare la voce narrante del mio corto. Per fortuna ha accettato e la settimana successiva, nello studio di registrazione, mi ha mostrato una straordinaria gamma di stili interpretativi e narrativi, e in più mi ha fatto ridere, dando così al film quel qualcosa in più.

Spero di lavorare ancora in futuro con questi due attori straordinari e con tutto il cast che ha preso parte al film. Devo ringraziare l’impegno e la dedizione dei miei collaboratori se sono riuscito a portare a termine delle riprese così complesse.

 

Irish Film Festa 10a edizione — I cortometraggi in concorso

Irish Film Festa 10a edizione - I cortometraggi in concorso

 

Giunge alla decima edizione Irish Film Festa, il festival interamente dedicato al cinema irlandese che quest’anno si terrà dal 30 marzo al 2 aprile, come di consueto alla Casa del Cinema di Roma.

Il concorso, riservato ai cortometraggi di produzione o co-produzione irlandese, presenta quest’anno quindici opere che spaziano tra vari generi e tecniche di realizzazione: tre corti d’animazione (A Coat Made Dark, The Lost Letter e Second to None), un documentario (Seán Hillen, Merging Views), un mockumentary (Starz), un horror (Blight), un thriller (Gridlock), un fantasy (The Clockmaker’s Dream), un adattamento ironico e contemporaneo di un antico poema gaelico (The Court, diretto dall’attore Seán T. Ó Meallaigh che ha partecipato alla scorsa edizione di IFF), un biopic (Two Angry Men), un commedia romantica interpretata da bambini (The Debt), un racconto di formazione a tematica LGBT (Lily), e tre drammi (Homecoming, Pause e Today).

Da sottolineare anche la presenza di nomi importanti nei cast dei cortometraggi selezionati: il protagonista di Gridlock è Moe Dunford (ospite al festival nel 2015 con Patrick’s Day di Terry McMahon, è tra gli interpreti della serie Vikings); Gerard McSorley offre una straordinaria performance in Starz, il cui co-regista, Martin McCann, è lui stesso un attore (lo abbiamo visto l’anno scorso in The Survivalist di Stephen Fingleton); Two Angry Men vede Adrian Dunbar, anche lui già passato all’IFF, nei panni del drammaturgo nordirlandese Sam Thompson, e l’esordiente Michael Shea in quelli del regista teatrale James Ellis (dirige il corto il figlio di Ellis, Toto); Jared Harris e Kate Winslet sono invece, rispettivamente, le voci narranti di The Clockmaker’s Dream e The Lost Letter, diretto dal vincitore dell’IFF 2012 (con The Boy in the Bubble, narrato da Alan Rickman) Kealan O’Rourke.

«Il concorso cortometraggi, che abbiamo lanciato nel 2010, si fa di anno in anno più interessante e più seguito: sia dai filmmakers (quest’anno abbiamo ricevuto quasi 100 candidature) che dal pubblico. Del resto, come dimostrano i nomi degli attori che appaiono nei corti selezionati, questo è un settore che il cinema irlandese non considera affatto secondario, e nel quale si rispecchia la vivacità e la ricchezza di questa cinematografia», commenta il direttore artistico Susanna Pellis.

 

IRISHFILMFESTA.10 – I CORTOMETRAGGI IN CONCORSO

BLIGHT (2015), Brian Deane
con George Blagden, Alicia Gerrard, Joe Hanley, Marie Ruane, Matthew O’Brien, John Delaney, Tristan Heanue, Donnacha Crowley
Un giovane sacerdote viene inviato su una remota isola al largo della costa irlandese per difendere la locale comunità di pescatori dalla minaccia di oscure forze soprannaturali, ma niente è come sembra.

AN CHÚIRT (THE COURT, 2014), Seán T. Ó Meallaigh
con Séamus Hughes, Michelle Beamish, Joanne Ryan
Un adattamento moderno del poema epico irlandese Cúirt An Mhéan Oíche / La corte di mezzanotte, scritto nel 1700 da Brian Merriman.

THE CLOCKMAKER’S DREAM (2015), Cashell Horgan
con Joe Mullins e la voce narrante di Jared Harris
In un mondo di automi, un fabbricante di orologi cerca di costruire la donna perfetta e darle il posto della moglie che ha perduto, ma è più difficile di quanto potesse immaginare. L’uomo deve trovare una soluzione prima che il tempo a sua disposizione finisca e il proprio mondo si fermi per sempre…

A COAT MADE DARK (2015), Jack O’Shea [animazione]
con le voci di Hugh O’Connor, Declan Conlon e Antonia Campbell Hughes
Un uomo segue gli ordini di un cane: deve indossare un misterioso soprabito con impossibili tasche.

THE DEBT (2015), Helen Flanagan
con Lee O’Donoghue, Susie Power, Eabha Last
Daithi, dieci anni, si innamora di Jessica, una compagna di scuola. Il bambino chiede aiuto a Penny, la sua migliore amica, per riuscire a conquistare il cuore di Jessica.

GRIDLOCK (2016), Ian Hunt Duffy
con Moe Dunford, Peter Coonan, Steve Wall
Una bambina scompare nel corso di un ingorgo stradale. Il padre, sconvolto, improvvisa una squadra di ricerca di ritrovarla. Tutti i presenti sono possibili sospettati.

HOMECOMING (2016), Sinéad O’Loughlin
con David Greene, Johanna O’Brien
Un giovane, tornato da poco in Irlanda, cerca a fatica di trovare il proprio posto nel mondo. Un volto familiare lo spinge a chiedersi se le cose stiano per cambiare.

LILY (2016), Graham Cantwell
con Clara Harte, Dean Quinn, Leah McNamara, Amy-Joyce Hastings, Paul Ronan
Lily, una ragazza che sta per diventare donna, ha un segreto. Dovrà affrontare la sfida più grande della sua giovane vita.

THE LOST LETTER (2016), Kealan O’Rourke [animazione]
con la voce narrante di Kate Winslet
La storia di un bambino impegnato a preparare il proprio quartiere in vista del Natale.

PAUSE (2016), Niamh Heery
con Janine Hardy
Una donna in stato confusionale arriva su un’isola per affrontare il proprio passato. Mentre riascolta vecchi nastri registrati in famiglia, l’ambiente che la circonda prende nuova vita.

SEÁN HILLEN, MERGING VIEWS (2016), Paddy Cahill [documentario]
Un ritratto dell’artista Séan Hillen, mostrato nella creazione di bellissimi fotomontaggi. Hillen condivide i propri pensieri sul lavoro e su una recente scoperta vissuta a livello personale.

SECOND TO NONE (2016), Vincent Gallagher [animazione]
Una commedia nera sul secondo uomo più vecchio del mondo.

STARZ (2016), Kevin Treacy, Martin McCann
con Gerard McSorley, Martin McCann, Michael Smiley, Tierna McGeown, Shane Todd, Laura Webster, Gerard McCabe
La troupe di un film documentario segue Dan Cambell, un agente di attori sull’orlo del fallimento che cerca disperatamente di proteggere la sua attività dall’ennesimo tribunale del lavoro.

TODAY (2015), Tristan Heanue
con John Connors, Lalor Roddy
Un uomo si sveglia nella propria automobile: è disorientato, non ricorda come sia finito lì in mezzo al nulla. Poi raccoglie lentamente i suoi pensieri, e la realtà di quanto accaduto lo colpisce con durezza.

TWO ANGRY MEN (2016), Toto Ellis
con Adrian Dunbar, Michael Shea, Conleth Hill, Michael Smilie, Julie Dearden, Lalor Roddy, Stefan Dunbar
La battaglia di James Ellis e Sam Thompson per mettere in scena la pièce teatrale Over the Bridge, nonostante la censura in vigore nella Belfast degli anni 50.

La 10a edizione di Irish Film Festa dal 30 marzo al 2 aprile

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Giunge alla decima edizione IRISH FILM FESTA, il festival interamente dedicato al cinema irlandese che quest’anno si terrà dal 30 marzo al 2 aprile, come di consueto alla Casa del Cinema di Roma.

Le candidature per il concorso, riservato ai cortometraggi di produzione o co-produzione irlandese, sono aperte fino al 15 gennaio.

“In questi dieci anni — dice il direttore artistico Susanna Pellis — abbiamo presentato il meglio del cinema irlandese contemporaneo, scegliendo film inediti nel nostro Paese, ma premiati all’estero da numerosi riconoscimenti; e avuto il privilegio di accogliere ospiti prestigiosi come Stephen Rea, Fionnula Flanagan, Lenny Abrahamson, Adrian Dunbar, e molti altri. Per questo, la decima edizione di IRISH FILM FESTA sarà un’edizione speciale, celebrativa del percorso finora compiuto e propulsiva per quello ancora da compiere”.

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Irish Film Festa 2017, aperte le iscrizioni per il concorso cortometraggi

Irish Film Festa concorso cortometraggi
Sono aperte le iscrizioni per il concorso riservato ai cortometraggi irlandesi della decima edizione di IRISH FILM FESTA, in programma a marzo 2017.

Sono accettati solo cortometraggi prodotti o co-prodotti in Irlanda e di durata non superiore ai 30 minuti. Le categorie ammesse sono: live action, documentario, animazione.

La partecipazione è gratuita. Il termine per la presentazione delle opere è il 20 dicembre 2016.

Per la selezione iniziale si accettano i seguenti formati: DVD/Online Screener.

I DVD possono essere inviati all’indirizzo:
Associazione Culturale ARCHIMEDIA
via Segesta 16
00179 Roma (Italia)

Per invio tramite posta elettronica l’indirizzo mail è: submissions.IFF@gmail.com

Le opere inviate in questa fase non verranno restituite.

Tra tutti i corti ricevuti, il Festival selezionerà – a proprio insindacabile giudizio – i titoli finalisti che comporranno la sezione competitiva della manifestazione. A ciascun finalista sarà inviata una specifica comunicazione. Non verrà inviata alcuna comunicazione ai non selezionati.

Entro una settimana dalla comunicazione ricevuta, gli autori delle opere finaliste dovranno inviare:
una copia dell’opera in alta risoluzione
la lista dialoghi con timecode
un’immagine del corto per il catalogo del festival

I formati accettati per la fase finale sono i seguenti: Digibeta/DCP/DVD/Blu-Ray.

N.B.: In assenza di dialogue list, il cortometraggio sarà escluso dal concorso.