Terry McMahon e Moe Dunford presentano Patrick’s Day all’Irish Film Festa 2015

Terry McMahon e Moe Dunford [foto: Mario Bodo]

Il regista Terry McMahon, il produttore Tim Palmer e il giovane protagonista Moe Dunford hanno presentato Patrick’s Day all’Irish Film Festa sabato 28 marzo 2015 (qui la nostra guida alla visione). Presente in sala anche Lenny Abrahamson, già al festival in vista dell’incontro col pubblico di domenica, che ha amato moltissimo il film: «è straordinario, mi ha commosso profondamente».

Allegro ed espansivo, Patrick (Moe Dunford), è un giovane di ventisei anni affetto da schizofrenia. Grazie all’aiuto dei medicinali e alla protezione di sua madre Maura (l’attrice neozelandese Kerry Fox), il ragazzo non è una minaccia, né per sé né per gli altri. Finché non si innamora di Karen (Catherine Walker).

 

TERRY McMAHON

Da giovane ho lavorato in un ospedale psichiatrico: alcuni colleghi, come anche i parenti delle persone lì ricoverate, erano fantastici. Ma ogni volta che uno dei pazienti mostrava un impulso sessuale o desiderio di intimità, questi istinti venivano visti come se fossero aberrazioni legate alla loro malattia. Così l’aspetto più bello dell’essere umani viene visto addirittura come fonte di vergogna: abbiamo paura di ciò che possiamo fare, abbiamo paura dell’amore, abbiamo paura del piacere. Ci auto-sabotiamo per sopprimere questi sentimenti prima che riescano ad emergere: potrebbe essere una forza, ma chi ci governa l’ha trasformata in una debolezza. Siamo tutti delle cavie da laboratorio. Anche la psicologia, se usata dalle persone sbagliate, può rendere le gente prigioniera: l’unico modo per spezzare questo potere negativo è tendere una mano verso gli altri e aiutarsi l’un l’altro.

Da ragazzo, poi, ho vissuto per diciotto mesi senza casa Non temevo di essere picchiato o attaccato, avevo solo paura della solitudine. Ricordo cosa vuol dire vivere come un reietto: si perde non solo la testa ma anche l’anima. La solitudine fa perdere ogni facoltà di comunicare e interagire con gli altri. La solitudine è pericolosa, è contagiosa. I temi principali di Patrick’s Day sono proprio la solitudine e il coraggio, e come questi due elementi possono interagire insieme per cambiare le cose.

Per quanto riguarda la presenza dell’alcool nel film e l’uso che ne fanno alcuni protagonisti per mettersi in contatto con se stessi e gli altri: in psicologia questo elemento si chiama facilitatore, serve per far scattare i comportamenti cosiddetti deviati o innaturali. Questi personaggi stanno talmente male che hanno bisogno di un facilitatore per esprimersi, in questo caso l’alcool – e questo è l’inno nazionale irlandese (ride, ndr).

 

MOE DUNFORD

Ho amato la sceneggiatura di Terry, ho amato Patrick, perché è uno di noi. Più lo si conosce, nel corso del film, più ci si rende conto di come Patrick sembri il più normale tra tutti i personaggi. La madre però lo soffoca con la propria paura e l’eccessiva protezione, e così non gli permette di essere pienamente se stesso. La madre è spaventata, non sa come proteggere suo figlio. Si tratta di situazioni molto diffuse. Io stesso ho un fratello problematico, conosco lo stigma che la società ti getta addosso e la solitudine che ne deriva. Il problema non è tanto il disturbo mentale, ma proprio la solitudine.