Element Pictures porta al cinema The Wonder di Emma Donoghue

The Wonder, dal set - IFFblog

Quando Deadline pubblica la prima immagine dal set e rende noto il cast completo di The Wonder, le cui riprese sono in corso nel Wicklow, il progetto sembra avere tutte le caratteristiche che non vorremmo più trovare in un film girato in Irlanda: ambientazione rurale, fame e povertà (siamo negli anni post-Carestia), protagonista di richiamo (Florence Pugh) rigorosamente non-irlandese, e bravissimi attori locali (Niamh Algar, Elaine Cassidy, Ciarán Hinds) relegati in ruoli di contorno. Qui, oltretutto, nemmeno il regista (Sebastián Lelio) è irlandese. A volte, però, bisogna guardare meglio.

Dietro all’adattamento di The Wonder, dall’omonimo romanzo di Emma Donoghue (in Italia con Neri Pozza, Il prodigio), c’è Element Pictures, una delle società che più hanno contribuito alla costruzione di un’industria cinematografica solida in Irlanda.

Element Pictures

Fondata nel 2001 dagli attuali dirigenti Ed Guiney e Andrew Lowe, Element sa coniugare continuità autoriale (il sodalizio con Lenny Abrahamson nasce con Adam & Paul e arriva fino a The Little Stranger e Normal People, passando per gli ampi consensi e i premi di Room; il segmento anglofono della filmografia di Yorgos Lanthimos è nato e cresciuto proprio grazie a Element) con un approccio che è al tempo stesso radicato sul territorio (film come A Date for Mad Mary di Darren Thornton o Rosie di Paddy Breathnach; le serie televisive Rebellion e Dublin Murders) e attento al mercato internazionale (tante le coproduzioni, da Jimmy’s Hall di Ken Loach a This Must Be the Place di Paolo Sorrentino).

Nel 2019, dopo l’Oscar vinto da Olivia Colman per La favorita di Yorgos Lanthimos, Element dichiara un fatturato di 6 milioni di euro e trenta dipendenti nelle sedi di Dublino, Belfast e Londra. In Irlanda, la società gestisce anche due sale cinematografiche di proprietà, il Light House a Dublino e il Pálás a Galway, e una piattaforma di video-on-demand.

Per The Wonder, Element Pictures ha firmato, in associazione con la britannica House Productions, un accordo con Netflix, e il film è il primo progetto ad essere approvato dalla loro nuova divisione UK. Senza Netflix, spiega Ed Guiney all’Irish Times, non sarebbe stato possibile stipulare un’assicurazione per il set – di per sé già impegnativo dal punto di vista economico, trattandosi di un film in costume – secondo le norme sanitarie in vigore per il Covid.

Emma Donoghue

Nata a Dublino, cresciuta professionalmente a Londra e infine trasferitasi in Canada dove vive tuttora, Emma Donoghue diventa molto popolare grazie a Room, un best seller tradotto in quarantadue lingue la cui trasposizione cinematografica, prodotta da Element nel 2015, le fa guadagnare una candidatura all’Oscar come sceneggiatrice. Sebbene il successo più grande sia arrivato con una storia contemporanea, Donoghue è anche un’autrice di documentatissimi romanzi storici (spazia tra crime fiction, commedia e dramma, raccontando spesso relazioni sentimentali tra donne) e una conoscitrice della letteratura dei secoli passati, alla quale si dedica come saggista.

L’anno scorso, durante una diretta Facebook per l’uscita di The Pull of the Stars, Donoghue cita un paio di suoi titoli già opzionati per futuri adattamenti cinematografici, Frog Music e The Wonder, e dice di avere maggiore fiducia nella concreta realizzazione del secondo proprio per il coinvolgimento di Element. Ha avuto ragione.

Portare al cinema The Wonder è un efficace compromesso tra obiettivi artistici e di investimento: permette di far conoscere una parte importante della produzione letteraria di Emma Donoghue, quella storica, e al tempo stesso di girare in Irlanda; dà la possibilità di scegliere un’attrice non-irlandese per il ruolo principale senza pregiudicare l’integrità della messa in scena (la protagonista è un’infermiera inglese chiamata a vigilare sul mistero di una fasting girl, una ragazzina delle Midlands che sembra sopravvivere senza mangiare), e anzi enfatizzando un aspetto cruciale della storia: le differenze, e diffidenze, socio-culturali tra irlandesi e stranieri che, sullo schermo, si tradurranno in un incontro/scontro tra accenti e stili di recitazione.

Un dettaglio della copertina di Il prodigio, Emma Donoghue
Un dettaglio della copertina di Il prodigio, Emma Donoghue (Neri Pozza)

Florence Pugh e il resto del cast

Scritturare Florence Pugh, 25enne di Oxford, significa assicurarsi un volto nuovo ma a cui il pubblico cinefilo si è già affezionato (Piccole donne di Greta Gerwig, Midsommar di Ari Aster, il recente Black Widow della Marvel); una giovane interprete capace di confrontarsi con attori di esperienza, grazie allo stile asciutto, la voce profonda, e modi mai affettati, e che ha dato buone prove in film di stampo storico-letterario dal taglio contemporaneo (prima di Piccole donne, Lady Macbeth di William Oldroyd).

In The Wonder, però, c’è un altro personaggio per il quale era fondamentale trovare l’attrice giusta: a interpretare la piccola co-protagonista, la bambina digiunante che rompe gli equilibri della comunità, è la dodicenne Kíla Lord Cassidy, figlia di Elaine, anche lei nel cast nel ruolo di sua madre. Al loro fianco Tom Burke, Niamh Algar, Toby Jones, Ciarán Hinds, Dermot Crowley, Brían F. O’Byrne e David Wilmot.

 

 
 
 
 
 
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Sebastián Lelio

E veniamo alla regia: sì, Sebastián Lelio non è irlandese, ma non appartiene a cinematografie segnate da uno sguardo omologato o colonialista. Lelio viene dal Cile, una nazione che nell’ultimo ventennio si è fatta notare grazie a un cinema originale e anti-reazionario per temi e linguaggio. Il primo nome che viene in mente è Pablo Larraín, ma gli autori interessanti sono numerosi.

I film di Lelio, premio Oscar 2018 con Una donna fantastica, esprimono una visione del mondo che mette al centro la libertà dell’individuo, l’emancipazione dalla famiglia e dalle sue costrizioni, e la solitudine – mai negativa, semmai necessaria – che ne segue. Per Element Pictures, Lelio ha già diretto Disobedience: anche in quel caso un’origine letteraria (il romanzo di Naomi Alderman) e un contesto culturale altro (la comunità londinese di ebrei ortodossi da cui proviene, e dove torna, la protagonista).

The Wonder, dice Lelio a Deadline, gli sta dando «non solo l’opportunità di mettere in scena il conflitto tra fede e ragione, individuo e comunità, obbedienza e ribellione, ma anche di elaborare una personale interpretazione di ciò che può essere un “period” film».
L’adattamento del testo di Donoghue presenta varie sfide, per forma e contenuto. È la stessa scrittrice a essersi occupata della sceneggiatura, in collaborazione con Lelio e la drammaturga Alice Birch (già autrice per Lady Macbeth e Normal People): pure su questo fronte, siamo in buone mani.

— Valentina Alfonsi

 

Immagine in alto: Christopher Barr / Netflix